Gaetano Donizetti – Spartiti & partiture

“Dotato di propensione, talento e genio per la composizione”: così descriveva Johann Simon Mayr il giovane Donizetti. Vieni a scoprire spartiti e partiture della vasta produzione di Donizetti!

Inizi difficili

Nato nel 1797 in un’umile dimora “ov’ombra di luce non mai penetrò”, e tradite le speranze del padre che lo voleva avvocato, Gaetano trova la sua fortuna – che durerà tutta la vita – in Johann Simon Mayr (1763-1845). Il bavarese, insediatosi a Bergamo, aveva infatti istituito le cosiddette “Lezioni caritatevoli di musica”, che permettevano lo studio della musica a chi non ne aveva le possibilità. Il principale requisito di accesso era il possedere una “bella voce”, cosa che Donizetti non aveva molto. Nonostante ciò Mayr riuscì a convincere la commissione esaminatrice e fu studente per 9 anni.

Dopo questo periodo si spostò a Bologna per studiare con Padre Mattei e nel 1816 scrisse la sua prima opera “Il Pigmalione” nel 1816, che però andò in scena solo nel 1960.

Una teatralizzazione romantica

Grazie al continuo sostegno di Mayr la carriera di Donizetti decollò piano piano. Ciò va attribuito anche alla grande capacità del compositore, a partire dai classici viennesi (Gluck, Haydn, Mozart) e dall’influsso di Rossini, di sviluppare poi un suo stile personale, che colpisce per l’approfondito sviluppo psicologico dei personaggi e per le tematiche amorose e “noir”, che portano allo sviluppo, anche in Italia, del Melodramma romantico.

“Voglio amore, che senza questo i soggetti sono freddi, e amor violento”.

L’attenzione al Romanticismo letterario e ai drammi storici del Donizetti è dimostrata dai titoli delle sue opere e dalle fonti da cui derivano, ad esempio: “Parisina” (1833) da Byron, “Lucrezia Borgia” (1833) da V. Hugo, “Maria Stuarda” (1834) da F. Schiller e “Lucia di Lammermoor” (1835) da W. Scott.

“Poetica della fretta”

La prerogativa di Donizetti fu quella di un’intensissima attività compositiva e ciò ebbe due risvolti: da una parte la fantasia creatrice non veniva spenta dalle numerose scadenze ed era invece sempre sollecitata, dall’altra ciò gli procurò l’appellativo di “Dozzinetti” e una cattiva considerazione in terra francese – dove era giunto in quanto “successore di Rossini”, data anche la precoce morte di Bellini – soprattutto per via di una “colonizzazione donizettiana” che veniva mal vista in particolare da Berlioz, che lo definì “trasandato e ripetitivo”.

Donizetti scrisse circa 70 opere tra serie, semiserie, buffe, farse, grand-opéra e opéra comique. Scrisse anche 28 cantate, 2 Messe da Requiem (di cui una in memoria di Bellini, nonostante il non apprezzamento da lui ricevuto), due oratori e più di 250 liriche per una o più voce e pianoforte, ma anche composizioni strumentali da camera tra cui 19 quartetti per archi.

Il bergamasco più celebre

Sebbene oggi sia conosciuto soprattutto per via di ’“Elisir d’amore”, “Lucia di Lammermoor” e “Don Pasquale”, è interessante anche molta altra produzione dell’autore che, dopo un periodo di dimenticanza, è tornato in auge soprattutto grazie alla “Donizetti Renaissance” negli anni ’60. La sua città, Bergamo, gli ha intitolato: il teatro comunale, il museo donizettiano, la biblioteca musicale, il conservatorio, oltreché una fondazione che si occupa dello studio e della divulgazione delle sue opere, grazie pure al Festival Donizetti, che mette in scena ogni anno anche i titoli meno noti.

Curiosità: oltre ad essere considerato il primo interprete di un’estetica romantica in Italia, durante il suo periodo napoletano musicò anche molte canzoni napoletane, come “Te voglio bene assaje”, che viene considerata l’atto di nascita della canzone d’autore o quantomeno un punto di svolta dalla musica popolare alla canzone d’autore. Pure Giuseppe Verdi considerava Donizetti il “reinventore della canzone dialettale partenopea”.

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